A chi è indicato Gdue?
Glicemia alta e chili di troppo sono fattori di rischio importanti per molte gravi patologie.
Entrambi sono, infatti, considerati fattori di rischio per tante gravi malattie e sono quindi due aspetti da tenere sotto controllo.
Tra queste patologie ricordiamo il diabete, la Sindrome Metabolica e la steatosi epatica non alcolica (“fegato grasso”). L’eccesso ponderale invece determina molte altre patologie tra cui quelle cardiache, osteoarticolari e respiratorie. Sovrappeso ed obesità incrementano inoltre in modo significativo il rischio di eventi cardiovascolari acuti.
Gdue è l’alleato indispensabile nell’alimentazione di soggetti sovrappeso, obesi, disglicemici, diabetici e a rischio cardiovascolare.
La disglicemia è una situazione che può durare anche diversi anni ed è caratterizzata da alterazioni lievi della glicemia (zucchero nel sangue) e da insulino-resistenza.
Non sempre un livello di glicemia alterata corrisponde ad una reale diagnosi di diabete. La diagnosi è posta in quei soggetti nei quali si riscontra un livello di glicemia maggiore o uguale a 100 milligrammi per decilitro (mg/dL) ma inferiore a 126 mg/dL.
Queste persone non possono essere considerate diabetici, è tuttavia necessario che svolgano esami e controlli approfonditi. La disglicemia ha effetti negativi a livello di alcuni tessuti e le evidenze ci dicono che alla definizione della diagnosi clinica di diabete siano già presenti le complicanze tipiche della malattia.
È quindi importante agire precocemente su questa condizione clinica delicata.
Dal prediabete è possibile ritornare ad una condizione di normalità, attuando le giuste strategie, o comunque ritardare in modo determinante l’evoluzione della patologia.
Dal diabete manifesto invece non si regredisce e ciò contribuisce a renderlo uno dei più importanti problemi di salute pubblica a livello mondiale. Se non viene curato in modo adeguato può infatti causare gravi lesioni a diversi organi e tessuti bersaglio (occhio, rene, nervi arterie e cuore).
Viene anche definita “Sindrome da insulino-resistenza” in quanto si pensa che quest’ultima sia la causa principale. L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che regola il trasporto del glucosio dal sangue all’interno delle cellule e il suo utilizzo.
La Sindrome Metabolica è una condizione che si caratterizza dalla simultanea presenza, nello stesso soggetto, di diversi fattori di rischio metabolici:
- sovrappeso e obesità: caratterizzati da un’elevata circonferenza vita dovuta alla presenza di grasso addominale (88 cm per le donne e 102 cm per gli uomini). L’obesità è manifesta quando il peso corporeo supera dell’oltre il 40% quello ideale. A determinarla possono contribuire anche fattori genetici, endocrini e metabolici. La causa principale è comunque un’eccessiva introduzione di calorie e uno stile di vita non adeguato (per assenza o scarsità di attività fisica). Il rischio d’insorgenza della sindrome metabolica aumenta se la circonferenza vita è ≥ 94 cm nei maschi e ≥ 88 cm nelle femmine.
- intolleranza glucidica: la condizione più diffusa è il diabete mellito di tipo 2. È dovuto alla presenza cronica di elevati livelli di glucosio nel sangue, determinati da una tolleranza glucidica alterata, conseguente a un difetto assoluto o relativo della secrezione di insulina o dalla incapacità dei tessuti periferici di utilizzarla (resistenza insulinica).
- ipertensione arteriosa: la pressione è alta quando la sistolica è pari o superiore a 140 mm Hg e la diastolica è pari o superiore a 90 mm Hg. In Italia interessa un adulto su tre e tra gli over 65 i pazienti salgono addirittura sopra il 50%.
- dislipidemia: indica livelli elevati nel sangue di lipidi (colesterolo LDL e/o trigliceridi) e una bassa concentrazione di colesterolo “buono” HDL.
È dimostrato scientificamente come la Sindrome Metabolica incrementi il rischio cardiovascolare e anche il rischio di alcune forme di cancro.
Il nome scientifico corretto è steatosi epatica non alcolica (NAFLD, acronimo inglese di Nonalcoholic Fatty Liver Disease) e comprende una serie di diverse condizioni (dall’infiltrazione grassa del fegato fino alla malattia epatica allo stadio terminale). Si caratterizza per un eccessivo accumulo di trigliceridi a livello epatico (steatosi) senza altre cause evidenti di patologie croniche del fegato (per esempio virali, autoimmuni o genetiche). Si manifesta anche con un consumo di alcol limitato (meno di 20 gr/die per le donne e 30 gr/die per gli uomini, che equivalgono circa a: 1 boccale di birra, 1 bicchiere e ½ di vino, 1 bicchierino di superalcolici).
È molto frequente nelle persone obese, diabetiche, con insulino-resistenza o affette da ipertrigliceridemia.
Il fegato grasso può interessare anche i bambini soprattutto in caso di obesità o grave eccesso di peso. Si stima che la prevalenza della steatosi epatica non alcolica, nella popolazione generale dei Paesi occidentali, sia del 20-30%.
Solitamente la NAFLD è più frequente nei maschi e aumenta con l’aumentare dell’età. La diagnosi è influenzata dal metodo e dai criteri utilizzati ed è correlata agli stili di vita.
Gli altri fattori di rischio della steatosi epatica non alcolica sono:
- sindrome metabolica: il 70-90% dei pazienti ha la NAFLD
- dieta: eccessivo consumo di cibi ricchi di colesterolo e grassi saturi
- apnea cronica ostruttiva e altri disturbi respiratori
- fattori genetici: presenza del gene PNPLA3
La steatosi epatica non alcolica è fortemente correlata con il diabete:
- la prevalenza di NAFLD tra i diabetici è più di due volte superiore rispetto ai tassi nella popolazione generale
- la prevalenza complessiva di NAFLD tra i pazienti con diabete di tipo 2 è del 55,5%
Il chili di troppo, soprattutto quelli localizzati a livello addominale, non sono solo un problema estetico.
Il nostro organismo presenta due principali tipi di grasso: quello sottocutaneo (che si trova sotto la pelle) e quello viscerale (localizzato intorno agli organi).
La quantità del grasso sottocutaneo che si sviluppa non dipende solo da fattori genetici, ma anche dallo stile di vita (come attività fisica o dieta).
Le principali cause del grasso cutaneo sono:
- l’introduzione con l’alimentazione di una quantità maggiore di calorie rispetto a quelle consumate;
- la sedentarietà;
- la presenza di patologie come il diabete (o insulino-resistenza).
Il grasso sottocutaneo svolge importanti funzioni, tra cui riserva d’energia, regolazione della temperatura corporea e protezione dei muscoli e delle ossa. Tuttavia quando l’organismo ne accumula in eccesso possono insorgere malattie cardiovascolari e ictus, ipertensione, diabete di tipo 2, alcuni forme di cancro, apnea notturna, malattia del fegato grasso e nefropatie.
I chili di troppo rappresentano un fattore di rischio importante per il benessere psico-fisico complessivo di una persona. L’eccesso di peso è una condizione tipica del mondo opulento dove sono aumentati i consumi di zuccheri e grassi (sostanze nutritive molto energetiche) e si è invece ridotta notevole l’attività fisica. Tenere sotto controllo il proprio peso risulta così fondamentale.